Storia della bambola
Una cosa è certa: la bambola non permette indifferenza a chi la osserva!!
Amore a prima vista, tenerezza o spesso paura, sono le emozioni che una bambola può suscitare al suo osservatore.
E' lei, la bambola antica, a consolidare la sua reputazione tra i numerosi collezionisti internazionali che non si stancherebbero mai di osservare il fascino di questi misteriosi oggetti.
E sempre la bambola è il riassunto di troppa bellezza o bruttezza, dell'ideale estetico che si è andato a formare nelle varie società e di cui, lei, è la prima espositrice.
Non si possono dimenticare le emozioni "romantiche" che questo bell'oggetto suscita, poiché è legato al ricordo dell'infanzia, al balocco per eccellenza che nel tempo continua a far sognare migliaia di bambini.
Ma nella storia, la bambola, non sarà solo il giocattolo per eccellenza, ma ci si renderà presto conto che, il nostro bell'oggetto, rappresenterà fedelmente la storia dell'uomo vissuta nella sua quotidianità più vera.
Quale sia l'origine della bambola non si può con certezza delineare, arrivano dal più remoto passato e da ogni parte del mondo.
Per cercare una risposta a questo interrogativo è necessario un salto nel passato a quando le prime civiltà si sono affacciate sul bacino del Mediterraneo e a quelle culture che oggi definiamo europee.
Questa scelta territoriale occorre per capire le caratteristiche che accomunano tutte le bambole europee legate sia al lato estetico che ludico.
È sicuro che la bambola si propone come immagine antropomorfa, come una replica dell'uomo o comunque di chi l'ha creata o ideata.
Le bambole, nel passato, sono poste tra feticcio e figura magica, spesso legato al rito e al culto del divino.
Alcune figurine, ora esposte al Museo del Cairo, furono trovate in un ipogeo presso Tebe. Queste bambole erano destinate a far parte dei corredi funebri accanto alle mummie, la loro struttura era molto semplice, avevano le braccia articolate alle spalle con pezzi metallici, così come le gambe, mentre il busto rimaneva rigido.
Il destino della bambola non si limita a rappresentare un semplice oggetto, ma bensì diventa ben presto fonte di ispirazione per filosofi e poeti, come nell' "nell'Inno a Cerere" di Callimaco dove rappresenta la fragilità umana.
In Grecia la tecnica più usata per creare questi oggetti era quella definita del "corpoplasta"seguita da cinque fasi: impasto, fattura a mano, ritocchi, cottura e colorazione, quest'ultima variava a seconda della qualità voluta.
Nel periodo buio del Medio Evo cambia la composizione della bambola, ora vengono utilizzati materiali molto più veloci da manipolare come le stoffe.
Furono ritrovate, però, anche bambole in legno o ancora più curiose costruite con la radice della Mandragola a testimonianza del grande potere magico di cui le bambole erano investite, poiché a questa radice si attribuiva la virtù di ritrovare tesori.
Con il Rinascimento c'è anche la rinascita della bellezza della bambola.
In documenti trovati di famiglie nobili si può trovare scritta la bellezza e l'eleganza di bambole che venivano spesso regalate come quella data in dono dalla duchessa di Ferrara, Eleonora d' Aragona, ad Anna Sforza nel secolo xv dell'anno 1484.
Lo scambio di bambole regalate compare in molte cronache del tempo come usanza consueta in Francia.
Come ancora, nel 1571, la duchessa Claudia di Lorena ordinava le bambole più belle per regalarle alla figlia appena nata della duchessa di Baviera.
Nel periodo del rinascimento alla bambola vengono applicati capelli di fibre naturali o anche capelli veri, le sopraciglia erano limitate ad un leggero tratto di colore e la bocca veniva dipinta rigorosamente di rosso accennando un sorriso.
A queste bambole non venivano modellate le gambe sostituite da gabbie di legno con la funzione di sorreggere sia la bambola che le preziose e ricche vesti a lei destinate.
Nei successivi due secoli si arrivò sempre più a considerare la bambola come un oggetto di lusso destinato agli adulti.
La Francia si presentò come la prima nazione nella costruzione di bambole di alta qualità, ma ben presto anche l'Inghilterra e la Germania divennero alla stessa altezza.
Verso la fine del Seicento si affermò l'uso della cartapesta affiancata dal legno e dalla cera per realizzare alcune parti della bambola come la testa e le articolazioni.
Affascinati da queste creazioni molti scrittori usarono le bambole come fonte di ispirazione.
Lo stesso Alessandro Manzoni narrando l'infanzia di Gertrude, nei Promessi Sposi, immaginava che alla futura monaca di Monza fossero donate esclusivamente bambole vestite da suora per avviarla a quello che sarebbe stato il suo futuro e sviandola, così, da idee di lusso e mondanità.
Ma le bambole non potevano lasciare indifferenti anche grandi pittori come Carlo Antonio Coypel, pittore del Re di Francia, che dipinse due tele intitolate "jeux d' enfants" e Jeunes enfants dans un parc jouant à la poupée", in questa tela una delle due bimbe abbraccia una grande bambola curata nei minimi particolari sia dell'ampio vestito che nelle rifiniture come i calzini e le scarpine.
La bambola, ormai ha acquistato una sua identità che la rende un oggetto autonomo e alla moda.
Ci si avvia così ad una rivoluzione nella fisionomia della bambola che esploderà nel suo secolo d'oro che è l'Ottocento.
Le raffinate caratteristiche tecniche e costruttive, dell' Ottocento, nonché di impiego di materiali innovativi, come la porcellana lucina e il biscuit, hanno reso possibile il ritrovamento di bambole ottocentesche in buono stato facendo emergere molteplici interessi verso queste creazioni come il collezionismo.
Nell' Europa dell' Ottocento la bambola ha acquisito gia una sua identità formale, distaccandosi da quella prettamente ludico-educativa che la caratterizzava in passato, questa sua nuova identità la porterà a valicare gli oceani e a diffondersi in tutto il mondo. L' anatomia della bambola si andava specializzando sempre di più.
Le bambole che ebbero maggiore diffusione tra il 1800 e il 1840 erano quelle realizzate in legno.
I corpi potevano essere interamente in legno oppure potevano avere il capo di legno montato su corpi di pelle di capretto, i vestiti rispecchiavano la moda del tempo, ma queste tramontarono quando si iniziarono a produrre bambole in cartapesta e cera.
Tali materiali permettevano l'utilizzo di stampi diminuendo il tempo di produzione e il costo delle bambole.
Prodotte principalmente in Germania, le bambole in cartapesta e cera, variavano nelle taglie che andavano dai 12 centimetri a oltre un metro di altezza.
Con l'utilizzo di questo nuovo materiale si poterono inserire gli occhi in vetro che riscossero un successo non indifferente.
Tale successo fu possibile grazie al particolare aspetto gradevole che conferiva all'espressione dei visi avvicinandoli sempre di più alle fattezze umane.
Anche gli arti iniziarono ad essere modellati con più cura cercando di avvicinarsi il più possibile all'anatomia umana.
Le pupe in cartapesta e cera costituivano una valida alternativa a quelle, più costose, ma anche più preziose, in porcellana costruite in Francia.
Per tutta la seconda metà dell'Ottocento le bambole in porcellana soppiantarono decisamente le altre.
Il loro aspetto così veritiero era dovuto ad uno strato di lucido messo sul volto prima della cottura e l'applicazione di occhi in vetro soffiato, ma anche la bravura dei pittori di quel periodo aveva inciso sulla bellezza di queste pupe che ancora oggi vengono ammirate.
Verso il 1890 erano già prodotte bambole lavorate attraverso colatura di porcellana fluida negli stampi invece che con il metodo a pressione.
Le teste venivano tagliate diagonalmente per permettere l'applicazione di meccanismi per il movimento degli occhi, richiuse poi con calotte dove venivano attaccate le parrucche di mohair o capelli veri.
Le teste in biscuit furono prodotte principalmente il Francia e Germania, raggiungendo livelli di qualità elevatissimi.
Il loro aspetto esteriore era legato al modificarsi del modello femminile e dall'evoluzione della società ottocentesca.
Una delle novità rivoluzionarie nel campo del balocco fu caratterizzata dal così detto "bebè caractèr", tale bambola riproduceva fedelmente le espressioni dei bambini di pochi mesi come il pianto, il capriccio e altre curiose smorfie. Inoltre alla bambola vennero forniti accessori tipo borsette, ombrellini o cestini di fiori come era usanza anche nella realtà.
Ma nel secolo delle trasformazioni e invenzioni meccaniche non potevano mancare anche meccanismi predisposti per bambole che le facessero muovere, come l'applicazione di meccanismi a molla per permettere il movimento degli arti e della testa a volte accompagnato dal suono di un carillon.
Le trasformazioni che subirà la bambola non finiranno con l'Ottocento anzi, con l'arrivo del nuovo secolo nascerà la bambola "moderna".
Nel Novecento le giovani donne vogliono altri termini di confronto, più consoni hai nuovi tempi, di conseguenza anche le bambole si adeguano, infatti il "bebè caractèr" ultimo nato a fine Ottocento prende la sua rivincita proprio durante questo secolo, poiché alla sua uscita non venne apprezzato forse perché troppo in anticipo, come stile, per la società ottocentesca, ma la voglia di realtà del novecento porta all'esaltazione proprio questo tipo di bambola sicuramente per le sue espressioni veritiere che lo caratterizzano.
Nasce da studi ben precisi a Monaco nei primi del '900 l'interesse per il mondo infantile non più idealizzato e trasferito in termini estetici astratti, ma espresso con accenti veristici, a volte fastidiosi e persino "brutti" divenendo prerogativa e vanto dell'industria della bambola tedesca.
Il '900 richiede partecipazione, dinamismo, presenza; al concetto di funzionalità corrisponde l'appropriamento di ruoli precisi e alla donna e alla bambina si ricorda l'antica attitudine per la maternità.
Una schiera di bimbetti urlanti, corrucciati, allegri, contratti in ghigni così gradevoli nei neonati ma altrettanto spaventosi se bloccati in nel freddo biscuit, questa "nursery" smisurata abitua le piccole madri alla manipolazione del neonato, fragile e delicato come la realtà richiede.
Nel 1910 nasce la famosa serie di bambini: "Carl", "Elisie", "Hans e Gretchen" che si affiancano a serie già affermatesi in precedenza insieme al più noto tra i collezionisti il nr 126.
Il pubblico dei compratori è ormai attento, smaliziato e esigente, sottoposto com'è a un continuo avvicendarsi di prodotti sempre nuovi.
La caratterizzazione rappresenta la carta vincente, associata a espressioni di diretta simpatia che la bambola esprime, funzionale e trainante per il mercato, viene sempre più accentuata arrivando a produrre stereotipi quasi caricaturali. E' il caso delle bambole dette Googlie dove la fisionomia è ben distante da quell'esigenza di verismo iniziale e diviene prettamente fumettistica. Questa bambola viene talmente accettata dal pubblico che se ne farà anche una versione "nera" e diventerà anche il protagonista di strisce di fumetti e racconti.
La bella storia della bambola continuerà ad esistere nell'immaginario infantile di ogni paese: pochi materiali grezzi, completati dalla fantasia e…..e la favola ha inizio!!